recensione

“Morte nel chiostro” di Marcello Simoni

È il 21 ottobre 1187 quando vengono celebrate le esequie di papa Urbano III. Quella notte, nel convento di San Lazzaro, alle porte di Ferrara, una giovane consorella viene ritrovata impiccata nel pozzo del chiostro. Sembra trattarsi di un suicidio, ma la badessa Engilberta non vuole credere che una così devota monaca abbia commesso il più grave dei peccati. Così, con l’aiuto della novizia Beatrice, cercherà di far luce sul mistero e sul legame di quella morte con un’importante reliquia. Questa è la trama dell’ultimo romanzo di Marcello Simoni, “Morte nel chiostro”, edito da La nave di Teseo. Tra segreti, rivalità, menzogne e invidie, l’autore ci accompagna nei meandri di un monastero medievale, del quale ha abilmente ricreato le relazioni, la vita e l’ambientazione oltremodo evocativa, per una totale immersione già dalle prime righe. Nell’arco di una sola giornata, scandita dai rintocchi delle campane, personaggi caratterizzati alla perfezione si avvicendano in un’indagine movimentata, appassionante, intricata e ricca di colpi di scena.

I capitoli brevi giocano a favore di una narrazione scorrevole e veloce, modellata con uno stile impeccabile. Ho apprezzato immensamente il registro preciso e totalmente calzante per l’epoca; è un vero piacere per le orecchie. Il modo in cui Marcello Simoni ci trascina indietro nel tempo è unico. È davvero un maestro in questo! La nebbia intorno al pozzo, l’odore della cera e del fumo delle candele, i tonfi dei battenti in legno, i passi delle monache sotto alle arcate del chiostro, il frullio d’ali dei piccioni nella colombaia… Ogni singola parola ci fa calare con sempre maggiore intensità in quel “qui e ora” così lontano. Come pochi altri, Simoni è in grado di farci fare un vero viaggio nel tempo. In particolare, ho amato i dialoghi appassionanti, il modo in cui l’autore riesca a rievocare immagini precise usando poche parole specifiche, il linguaggio totalmente in armonia con il periodo.

Morte nel chiostro” è un romanzo stupendo, assolutamente perfetto per chi vuole fare un vero viaggio nel Medioevo.

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