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“Il cimitero di Venezia” di Matteo Strukul – Review Party

Venezia, 1725. La Venezia del doge Alvise Mocenigo è piegata da un’epidemia di vaiolo. Ma la malattia non è l’unica piaga che colpisce la città: una nobildonna viene ritrovata con il petto squarciato nelle acque fredde della laguna. Il sangue macchia le acque di una città che cerca in ogni modo di nascondere il proprio declino. Il doge, in quei giorni, però, è angustiato da un dipinto del più importante pittore della città, Antonio Canal, detto Canaletto. In una delle sue ultime e celebri vedute, egli ha casualmente ritratto un nobile molto in vista in uno dei luoghi più poveri di Venezia, il Rio dei Mendicanti. Decide così di convocare l’artista per chiedere spiegazioni in merito e per affidargli il compito di scoprire per quale motivo l’uomo si trovasse in quel luogo. Ma quell’indagine, che lo obbliga ad attività alle quali non è abituato, lo condurrà fin dove nemmeno la sua mente avrebbe immaginato. Fino all’inevitabile resa dei conti!

Questa è la trama del nuovo thriller storico di Matteo Strukul, “Il cimitero di Venezia”, edito da Newton Compton Editori.

Con la prosa sorprendente alla quale ci ha ormai abituati, Strukul ci accompagna nelle pieghe della Venezia illuminista, nei meandri dei salotti, catapultandoci dalle sale del potere ai bassifondi della città, in un groviglio di indagini, pedinamenti, supposizioni e ipotesi, in un caleidoscopio di figure simbolo di Venezia. E un ruolo importante lo gioca la ricostruzione dell’ambientazione che è impeccabile e immersiva. Tra parrucche incipriate, spade, tricorni, tabarri e larve, attraverso le immagini tratteggiate dalle sue parole, Strukul ci mostra la Venezia sul finire della sua gloria, in un libro in cui c’è spazio per gli elementi caratteristici dei più grandi classici: amore, avventura, intrighi, congiure, suspense, indagini. E ciò che davvero stupisce, a ogni romanzo sempre più, è l’abilità dell’autore di dipingere con le parole e di rievocare con esse l’essenza di una città e di un’epoca straordinaria. Una maestria che, anche a prescindere dalla trama, riesce a incantare il lettore.

Lo stile ipnotico rende il romanzo scorrevole, fluido al punto che le pagine scorrono senza che il lettore se ne renda conto, ed è caratterizzato da un lessico accurato e ricercato, che riesce a innalzare il livello di immersione nella vicenda. Uno dei punti di forza dell’autore è, infatti, la capacità di adattare in modo sorprendente il lessico al periodo narrato. Il lettore riesce così, senza nessuno sforzo, a capire immediatamente in quale periodo storico sia ambientata la vicenda di ogni suo romanzo.

La caratterizzazione dei personaggi è precisa e incisiva, sia per il protagonista che per i personaggi secondari. In particolare, la figura del Canaletto assume una veste credibile, non di investigatore temerario, ma al contrario di incerto e inesperto strumento nelle mani del doge, con in tasca soltanto la certezza di voler proteggere la sua amata città. Inoltre, il personaggio femminile che affianca il protagonista è una figura interessante, una donna indipendente, coraggiosa e forte. Ogni personaggio risulta, così, estremamente affascinante, parteggi esso per il bene o per il male. Molto interessante anche la focalizzazione sul mestiere del pittore e del vetraio.

La trama è avvincente e imprevedibile; in essa, l’autore ha saputo tirare fili invisibili fino a formare una matassa impossibile da districare, che rotola sempre più velocemente fino all’epilogo inaspettato. Grazie a una conoscenza viscerale della storia di Venezia e a una preparazione eccellente, è riuscito a intersecare nella trama temi originali e anche molto attuali.

Il cimitero di Venezia” non è soltanto un thriller storico avvincente, ricco di passione e tormento. È anche l’affresco di una città unica in un’epoca affascinante. Ed è una prova ulteriore che l’abilità di Matteo Strukul di raccontare la Storia e la bellezza del nostro Paese è ineguagliabile!

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